mercoledì 27 novembre 2013

Diritto alla Pace e Passato di Verdure




Spesso si sente parlare di guerre: guerre lampo e guerre che sembrano non terminare mai, guerre che ripudiamo e guerre che ormai rientrano nella normalità.
Riflettendoci meglio la guerra fa proprio parte dell'istinto umano: litigi, insulti, derisioni e quant'altro ce lo dimostrano quotidianamente, sembrano parte integrante di ciascuno di noi.
Parlare di diritto alla pace, di tolleranza, di violenza, di xenofobia può suonare un pochino scontato: a scuola se ne parla, sui libri se ne parla, al Festival dell'Internazionale se ne parla e addirittura in una microcittà come Piacenza se ne parla.
Siamo stanchi dei soliti discorsi, pretendiamo più originalità.
Gandhi, Martin Luter King, Mandela e altri sono stati più che lapalissiani nell'esporci le loro idee.
Eppure la realtà è altrettanto esplicativa: viviamo in una società libera, ma le persone non sono libere, razzista, violenta, intollerante.
Quando si discute sui diritti umani spesso il Bel Paese si scorda che dovrebbe chinare la testa arrossendo.
Mi rendo conto, quindi, che nel 2013 ripetere mediante varie formule queste 'banalità' è, sì, azzardato e noioso, ma assolutamente indispensabile e sorprendentemente divergente.
Vorrei andarmene da questa Piacenza così cupa, così morta, chiusa nelle sue due mura, che ricorderà l'arrivo degli alpini ancora per decenni perchè in seguito alla loro dipartita non è più accaduto niente.
Nonostante ciò, certe volte amo la mia città, per esempio in occasione di Tendenze Festival per strafarmi di rock n roll, oppure quando il Pubblico Passeggio viene inondato da una miscela di aromi lontani con il Mercatino Europeo, oppure in occasione del Festival del Diritto quando Piacenza si fa veramente splendida e vivace e spontaneamente viene da esclamare 'In che bella città vivo?'
Nella mia classifica degli incontri di quest'anno al primo posto si trova la conferenza di Gino Strada sul Diritto alla Pace e vorrei condividere con chi ne ha voglia, con chi ha tempo, con chi ci crede le sue 'banalità'.

 "Un bambino morto non costa nulla, un bambino mutilato costa molto di più.
E così noi medici ci siamo trovati di fronte ad una nuova malattia che colpisce padri, madri e poi anche i figli: le mine antiuomo.
Mai avremmo immaginato di dover mettere stazioni di Emergency in Italia dove c'è una guerra più grande: la guerra alla povertà.
Il 20% dei pazienti sono italiani.
Oggi il 7% delle vittime di guerra sono militari, cioè coloro che fanno la guerra, mentre il 93% delle vittime sono civili, cioè coloro che non fanno la guerra.
E allora mi chiedo: "Chi paga il prezzo della guerra?"
L'unico antidoto alla guerra è la costituzione dei diritti umani basata sui seguenti principi:
  • UGUAGLIANZA, ossia tutti sono uguali, fino a quando anche un solo uomo verrà escluso vi sarà troppo vantaggio per gli interessi di altri.
  • QUALITÀ, la sanità non può essere di serie A e di serie B. Un ospedale può essere costruito con varie modalità e sapete quando va bene? Quando ci fareste curare un vostro caro. I diritti devono essere uguali per tutti. Perchè se un bambino italiano ha una cardiopatia congenita è normale che venga curato, mentre un bambino africano è normale che non venga curato?
  • RESPONSABILITÀ SOCIALE significa che le cure devono essere per tutti e gratuite per tutti. In medicina non vi è spazio per il profitto.
La medicina può aiutare solo se si basa sui diritti umani. 
La medicina può essere un passpartout per la civiltà.
Renzo Piano diceva che per i Governi spesso la guerra è la soluzione, ma per i cittadini del mondo la guerra è un problema.
Bisogna sempre ricorrere a questo crudo dilemma che Bertrand Russell e Albert Einstein nel 1955 ci proposero "Dobbiamo porre fine alla razza umana o è l'umanità che deve rinunciare alla guerra?"
Non ci potrà mai esere libertà, giustizia, pace nel mondo finchè non ci sarà parità dei diritti." 


Mi ha donato tanto quest'incontro.
Prima di tutto mi ha lasciato dei formidabili brividi lungo la schiena; secondo mi ha fatto riflettere e io ringrazio qualsiasi cosa o persona che, con le buone o le cattive maniere, mi faccia riflettere.
Un bravo medico non è quello che guarisce, bensì quello che cura. Un bravo medico è quello che ha sempre i suoi libri scientifici in borsa, ma che si occupa in primis del singolo per voltare lo sguardo verso il mondo, è quello che si interessa dell'ambiente , che ha ben presente 'mens sano in corpore sano', che lotta contro le violazioni perchè il paziente è inanzitutto Uomo.
Ma forse ora sto vagheggiando perchè qualsiasi professione dovrebbe mettersi in groppa le armi del mestiere per andare un po' più in là, verso l'Umanità.
Lo so che chi si impegna, chi scrive, chi è vegetariano, chi segue la raccolta differenziata, chi protesta contro le violazioni dei diritti umani non muterà il mondo, anzi probabilmente questo chi verrà solo deriso, ma se un 'qualcuno' non inizierà a lanciare qualche sasso quel che è certo è che il mondo non cambierà mai o, peggio, cambierà, ma non nella direzione in cui avevi sempre auspicato.
A nascere ci siamo messi in un bel passato di verdure, ma forse anche ciò è 'banalità'.



venerdì 22 novembre 2013

Soli §§§

D'estate mi sento bene con me stessa.
D'estate nemmeno la pioggia mi spettina, il sole mi bacia in continuazione, il dottore mi esenta dalla vitamina D e in mezzo al cemento i girasoli riescono persino a sorridermi.
D'estate ho tutto il coraggio d'indossare gonne corte, mie predilette dall'età di sette anni quando mia madre mi prese e mi infilò quella minigonna argentata che ancora costudisco gelosamente nel cassetto.
Non è finita qui.
La cosa più esilarante in estate sono le persone che mangiano ghiaccioli.
È inutile che vi gustate acqua gelida, manna di una torrida giornata.
Avrete comunque caldo, anzi sempre più caldo.
Tirate fuori la grinta che è in voi oppure quella che sentite lontana anni luce da voi.
Certe volte bisogna sapersi salvare da soli.

giovedì 21 novembre 2013

° Polveri del vento °



Dove vanno le bolle di sapone quando esplodono nel volo?
Forse sono semplicemente eroine, così fragili, così insicure, le quali, spada e dopo ascia, ce l'hanno fatta: sono riuscite a mutare se stesse e gli occhi di noi tutti che le fissiamo sudare, senza pudore.
E laggiù quel bambino che strilla, che urla, che vorrebbe nuove bolle di sapone.
Si è innamorato, ma io, che sono sempre stata fidanzata, lo so: l'amore è una polvere del vento, ora è con te e l'istante dopo chissà.
Ti chiedevo la mano, me lo ricordo, e tu me la porgevi per costudire in un gesto tutto il bene che avrei dovuto dirti, tutto il bene che avrei dovuto darti, ma che ho preferito scrivere nel cielo in un vortice di polvere fine che per sempre scorrerà.
Ieri si è chiusa la porta della memoria. I suoi occhi ballavano con quella radio un po' retrò sempre posizionata su Radio Italia Anni Sessanta.
Spesso l'uno ripeteva all'altro che nella vita ci vuole coraggio e subito dopo una gran forza da leoni. 
Si sono visti reciprocamente rannicchiati in un lenzuolo candido, ma hanno smarrito il riflesso del loro sorriso. Anche i sorrisi probabilmente sono polveri del vento e solo alla fine ci si accorge di quanto non si siano inalati abbastanza, con la giusta ingordigia.
Le calze sfilacciate su una coscia aprono l'onda di una luce curiosa.
Nel bagno la fragranza dei fiori d'arancio accompagna lo scorrere di quell'acqua, di quei sogni, di quei pensieri che mai si sciacqueranno.
Sulla sedia verde del locale pakistano sembra scintillare il tatuaggio di una tigre feroce, grintosa, assolutamente verace, ma ora il suo padrone chiede solo un'altra birra.
Vi ricordate quel bambino che strillava?
È dall'altro lato della città, con la schiena ritta, le gote color magenta gonfie, in cima ad una collinetta di sassi di fiume.
Ha capito che siamo polveri del vento e non sa cosa resterà, ma se non smetterà mai di soffiare qualche granello rimarrà magari vicino ad un timpano, magari su una piccola fragola di bosco oppure nella mente di un volto sconosciuto.
Si è trasformato in una bolla di sapone.