martedì 10 marzo 2020

Quisquilie dalla Quarantena


INTRODUZIONE
Corre l'anno 2020 e la storia dell'umanità si trova a vivere un'inaspettata epidemia virale.
Penso che fino a questo momento l'Occidente guardasse ai virus come entità fantascientifiche.
Sì, c'è l'ebola, ma non è toccata a noi. Sì, c'è l'Hiv, ma adesso, purtroppo, chi ne parla più?
Sì, c'è stato il virus Dengue, ma il Brasile è lontano. E poi la Sars, la Mers e tante altre, ma è da, credo, cento anni che il mondo non si trova ad affrontare una sfida simile e l'Homo Sapiens Sapiens è così stupido da deridere la questione, da non ascoltare gli esperti, da uscire perchè l'aperitivo è importante. Chi dice che è in corso una disevoluzione dell'uomo per me ha ragione.
La quarantena con divieto assoluto di uscire di casa è toccata anche a me perchè mio fratello si è ammalato di Covid-19. Ritengo che sia giusto seguirla con grande serietà e responsabilità.
Dopo tanto tempo mi ritrovo a scrivere su questo blog per l'esigenza forte ed assoluta di condividere. Se devo passare tempo in casa almeno lo occupo in un modo che mi aggrada.
Lo so che avrò pochi lettori, lo so che rispetto ad altri a me non è capitato nulla, lo so di essere superficiale, ma per una volta ho bisogno di essere egoista e di condividere quello che mi sta accadendo solo perchè ne ho la necessità. Non voglio pensare al giudizio altrui: pensate un po' quel che vi pare.
Sarà un diario assolutamente personale, assolutamente sentimentale, assolutamente emotivo, senza grandi correzioni. Voglio che sia tutto autentico, niente di elaborato o di artificioso. Sbaglierò la grammatica, i pronomi, risulterò noiosa, ma voglio che sia così. Un diario che non darà nulla a nessuno e che non interesserà a nessuno.
Nel mio futuro ideale c'è una stanza piena di fogli più o meno scarabocchiati sul pavimento. Vorrei passare la mia vita pensando e scrivendo ed è esattamente quello che non farò mai se non per brevi istanti.
Mi è capitato di perdere la fiducia e per questo è da tanto che non scrivo più, ma incredibilmente il coronavirus mi sta dando l'opportunità di ricominciare. Scriverò tutto a penna perchè a me scrivere al computer non piace più e da oggi in poi riporterò le pagine del diario sul blog.
Sento che la mano ha un collegamento più diretto, più vero col cervello ed infine col cuore.

INIZIO DIARIO - STORIE NORMALI DI UNA VITA QUALUNQUE 

Leggendo i commenti sui social, al di là della stupidità umana che ormai non mi stupisce più, c'è una cosa che mi ha incuriosito: ci sono persone che si lamentano di non avere notizie da coloro che sono in quarantena. Si domandano com'è la vita in quarantena. E come deve essere mai la vita in quarantena?
Beh, prima di ritrovarmi a viverla pensavo che la vita in quarantena potesse essere anche interessante: si ha tempo. Quel tempo che di solito non usiamo mai: il tempo per pensare, per meditare, per scrivere, per leggere, per progettare, ci aggiungo anche per fare stretching e addirittura per stare con se stessi. Di solito prima di svolgere queste attività crolliamo stesi sul divano.
Secondo me quel che turba di più la gente è lo STARE SOLI CON SE STESSI. C'è chi sta troppo solo con se stesso e alla fine impazzisce e poi c'è chi non resisterebbe neanche un'ora, infatti la gente il giorno dopo essersi lasciata si mette con un altro partner o instaura amicizie passeggere, un giorno vai bene, l'altro si dimenticano chi sei. Insomma, potrei fare esempi infiniti.
Che poi la gente può resistere per quindici giorni, dai. Ci sono un sacco di cose da fare anche in casa, anzi io mi sento già in ritardo. Basta avere un po' di fantasia.
Scriverò questo diario per me stessa perchè mi sento sola e anche piuttosto nervosa e sento l'esigenza immensa di condividere. L'idea nasce da ciò che ho letto sui social e dal fatto che mi piace scrivere e questo tempo lo dovrò pur passare anche facendo qualcosa che mi risulti gradevole. ''Il divertimento è una cosa seria'' diceva Italo Calvino e io ho imparato a mie spese che è proprio vero. Non posso vivere questo periodo di sola angoscia, devo fare anche qualcosa che mi tranquillizza e che mi piace senza chiedermi se sono brava, se sono noiosa, se vado bene o meno. Sento l'esigenza di farlo e basta.
Al Convegno del FAI ho conosciuto una persona, abbiamo stretto amicizia sui social e da lì ha scoperto che avevo un blog di scrittura. Mi ha chiesto 'Ma tu scrivi?'. Io non so nemmeno cosa rispondere quando mi fanno questa domanda. Un tempo lo facevo e devo dire che è stato un bel periodo. Mi sentivo bene perchè ritagliavo tempo per esprimermi senza paura. Mi sembrava l'unico tempo in cui ero davvero me stessa. Poi ho smesso perchè percepivo di non essere in grado e di riempire fogli bianchi di banalità. La banalità mi contraddistingue da sempre, purtroppo.
Nessuno crede in me. Forse è difficile che qualcuno creda in te se tu sei la prima a non credere in te stessa.
Va beh, sta di fatto che questa persona mi ha scritto di aver letto il blog e di aver trovato spunti, anzi di aver preso pure appunti. Cioè in pratica quello che faccio io quando leggo. Cioè in pratica un sogno.
E poi mi ha scritto un messaggio che mi ha colpito molto: 'Secondo me non ti devi vergognare anche perchè hai fatto qualcosa che non è da tutti.' Da queste parole ho sentito una nuova spinta a scrivere ancora. Magari pubblicherò questo diario al solo scopo di condividere storie normali di una vita qualunque, in un momento così particolare per tutti. Quella persona mi ha detto che è una bella idea metterlo sul vecchio blog. Non so cosa deciderò. So solo che voglio che sia un diario vero, senza badare troppo alla forma e alla grammatica, ma lasciando grande spazio alle emozioni, ai sentimenti, agli eventi. Certe volte è strana la vita perchè ti fa incontrare persone che magari non vedrai mai più e non possono immaginare nemmeno quanto bene ti hanno fatto.

Tutto è iniziato Sabato 29 Febbraio dopo una bella passeggiata e un tea party a casa mia con degli amici. Mi rallegra avere gente in casa. L'attesa, il pensare a cosa e a come preparare per accoglierla mi piace ancora di più. Alcune volte mi sento Dorian Gray per il piacere che nutro per l'attesa. Se avessi una casa tutta per me mi sentirei più libera, ma arriverà.
Teo aveva invitato me e Pippo per un amaro a casa sua. Ero felice, non ci vedavamo da un sacco.
Ceniamo. Racconto un po' com'è andata la giornata, dove ho portato gli amici, che nella chiesetta da salvare resiste ancora un affresco.
Ad un certo punto Filippo mi dice 'Io stasera non vengo'.
'E perchè mai??' ho sbottato anche un po' irritata: non si può sempre cambiare idea da un minuto all'altro.
'Perchè mi voglio riposare' è la risposta.
Non nego che la perplessità ha invaso la mia mente. Lui si vuole riposare? Ma se a Pippo fa schifo riposarsi. Lui che non accetta un invito? Ok, non è decisamente da Pippo.  Terminata la cena mi chiede se posso andare un attimo in salotto che mi deve dire una cosa. Vado.
F: 'Toccami la fronte. Scotto?'
S: 'No, non lo faccio. Provati la febbre.'
F: 'Dai, toccami la fronte'
S: 'Eh, che palle, però poi ti provi la febbre'
Scottare? Rispetto a me era un forno a legna. Ok, ha la febbre. Corro in cucina a cercare il termometro che ovviamente non trovo perchè quando le cose servono non si trovano mai. Ribalto letteralmente la credenza e finalmente trovo il termometro. Ha la febbre, ora abbiamo la conferma. Chiudo la porta del salotto per isolarlo. Pippo si agita, inizia a telefonare a chiunque, urla che nessuno deve più entrare in quel salotto.
Vado da mia mamma. La trovo distesa sul letto. 'Ho paura che Filippo muoia' mi dice piangendo.
'Dai, mamma, anche se avesse il coronavirus non morirà, non muore nessuno di giovane! Lo cureranno, tranquilla.' Ed è proprio quando cerchi di tranquillizzare una persona che ti sale quel dubbio che fino ad un attimo prima era certezza: 'E se stessi dicendo una cazzata?'. No, dai, Silvia, non esagerare anche tu.
Chiamo Matteo per spiegargli la situazione. Concordiamo sul fatto che stasera è meglio non vederci. Intanto Filippo continua a sgridarci e ad urlare di andare a Cotrebbia perchè ha il coronavirus e se rimaniamo lo attacca a tutti.
Leggo sul sito del Ministero della Salute che bastano 15 minuti in una stanza chiusa per contagiarsi. Papà ed io siamo stati a contatto con lui almeno due ore, mentre mamma quelle due ore più l'intero pomeriggio. Ormai siamo potenzialmente tutti fottuti. Penso che a questo punto possiamo rimanere tutti nella stessa casa. Pippo continua ad inveirmi contro 'Andate a Cotrebbia!' Non so che fare. Teo non sa cosa consigliarmi: prima mi dice rimanete e il minuto dopo andate. Mi chiede di parlare col papà che nel frattempo si è bellamente addormentato ed è ignaro di tutto.
Decidiamo di andare io e papà. Mamma si rifiuta di venire perchè se Pippo dovesse stare male vuole essere con lui. Mi dà le coperte. Prendo un paio di mutande, lo spazzolino, il dentifricio, il carica batterie, Dracula, il cruciverba del papà così non si annoia. Scendo e vedo mio papi tranquillo che si sta lustrando tutta la sua collezione di scarpe col lucido. Mi viene da sorridere perchè è sempre così: si veste male tutto l'anno e nei momenti di emergenza la prima cosa che fa è pensare al look. Lo attendo paziente. Ok, ha finito. Partiamo. In macchina siamo d'accordo sul fatto che è sicuramente stress, stanchezza. Non si ferma mai Pippo. Glielo diciamo sempre di rilassarsi e di pensare un po' a se stesso, ma, niente, è uno zuccone. Sono certa, è solo influenza da stanchezza.
Decidiamo di dormire in due stanze diverse: se uno ha il corona non l'attacca all'altro e viceversa. Leggo un po' Dracula, ma la concentrazione scarseggia. Sono agitata, non riesco a dormire.
E' solo influenza, è solo stanchezza, mi ripeto. Dai, il coronavirus non può essere.