venerdì 5 dicembre 2014

Carta zucchero



Ho la pazza voglia di vedere il mondo color carta zucchero. Non tanto perché sono diventata daltonica, ma più che altro perché è il mio colore preferito.
Anche quando venti opposti s'incontrano le spighe di grano s'intrecciano e, disperse, non sanno dove andare.
L'infinità del mare mi spaventa e allo stesso tempo mi attrae.
L'infinità della mia anima mi percuote.
Accarezzata dal sol fruscio di capelli corvini ondeggianti, attendo la scossa.
Un lieve alito e sarei già in volo.
Certe volte vorrei pompare tutte le arterie del mio corpo per diffondere ovunque in me la forza della vita.
Girare il mondo come la terra intorno al sole, correre con ragazzi di campagna, annusare le piccole sorprese colorate di un prato, schizzare il fango su quei jeans sempre troppo nuovi, sorridere ai sorrisi, riscaldarsi al faro della luna.
Ecco alcune scemenze scontate della forza della vita, piccole cose belle di tutti i giorni che addolciscono l'animo nei periodi bui, ma non dovrebbero farlo sempre?? Si meritano sputi gli ingrati.
L'oscillare tra la vita e la morte: è questa la condizione umana.
Muori quando piangi e non provi a rialzarti perchè non importa proprio a nessuno quante lacrime verserai, quanto dolore proverai. Sei solo tu, con la tua vita che affossa e chissà in quale melma.
Il tic tac del pendolo mi ricorda i giorni passati a morire.
Sono stanca dei momenti sprecati, dei falsi messaggi, degl'ingannevoli sguardi. Vi sputerei in faccia.
Ho capito che nella vita ci si dovrebbe accerchiare sempre di cose e persone che arricchiscono l'esistenza. Qual è l'utilità di una persona che ti fa morire?
Di cose se ne trovano tante, sono le persone che scarseggiano, ma se mai dovessi incontrarne una spero di non essere così stupida da non riconoscerla.
L'unica certezza è che sei solo tu con la tua vita da rendere un capolavoro d'annunziano, dare il minimo respiro alla morte e trovare la forza della vita perchè la forza, sebben ottimamante nascosta, c'è sempre, basta far uscire veementemente tutto il guerriero che è in te.
Se avessi due soldi non smetterei mai di comprare abbracci.
Abbracci caldi, materni, stringenti, forti e, ovviamente, color carta zucchero.


martedì 2 dicembre 2014

*...per gli aquiloni leggiadri


Per tutte le foglie calpestate, 
per tutti i sentimenti infuocati, ancora tremanti,
per tutte le libertà violentate
per tutti i sogni denigrati.
Per la fragilità nei confronti dell'amore,
per la serenità trascurata.
Per la debolezza di un muro sgretolato,
per la forza tralasciata,
per tutto il vino imbevuto di nostalgia.
Gravido
affossi la violenza dentro al ventre.
E l'infinito cobalto 
intorno a te 
ti parla di stelle.
Per i leggiadri aquiloni abbandonati, 
mentre vaghi, 
vagabondando 
tra quegl'irti sentieri della vita,
raccogli 
tutta la dolcezza.



sabato 30 agosto 2014

.drowsiness, indolenza.




Flemmamente,
torturami.

Quando nella secca notte estiva,
di lato all'anima,
solo l'acqua
straripa
d'energia.

Lentamente,
abbandoneró il tuo vortice stringente,
mentre l'ancestrale eco
dell'essere mio
vulcanico
si sprigionerà.

E se ti manco,
non distrarti,
rimembra
l'amore mio
perenne
per le mani
spoglie
della luna.

Si vive di errori,
si respira di libertá.
 

mercoledì 16 aprile 2014

Tunghe nell'aria




Anche fra le tunghe a scegliere il partner è la femmina.
E questo forse perché, come accade fra noi umani, il maschio ci proverebbe con tutte le 'XX' della terra se solo potesse, se solo non ci fossero amici con la lingua sempre pronta 'Quella è cessa, quella è grassa, quella è seria...' Che poi si fossero mai visti allo specchio, dico io!
Sta di fatto che la tunga maschio incontra la tunga femmina e si divertono insieme.
La tunga maschio afferma che la tunga femmina è davvero speciale, sentimenti inafferrabili ed è proprio per questo che da un giorno all'altro non la vorrà più vedere.
La notte passa o è il giorno a passare.
Forse la tunga femmina è piacentina e la tunga maschio è fiorentina, ma che importa? Ormai siamo grenzenlos, i confini non esistono più. O meglio non esistono più per i veri sognatori...per fortuna!
Anche le tunghe sanno che se piove esiste l'ombrello.
Su quella foglia con un sorrisino soddisfatto la tunga maschio, che in questo momento si crede un vero stallone gagliardo e virile, si accende una sigaretta.
Finalmente ce l'ha fatta!
Magari più tardi chiama i suoi amici o magari birretta in compagnia.
Non ha nemmeno in un solo neurone i sentimenti di quell'aggeggio che gli è seduto accanto.
Fra immagini di baldoria, pavoneggiamento e grasse risate la tunga maschio, mentre ovviamente non sta accarezzando la tunga femmina, muore.
Sarebbe bello se anche per gli umani accadesse qualcosa di stupendamente simile.
Sarebbe tutto molto più speciale e  tutto sempre più profondo.
La tunga femmina paralizzata e disillusa dalla vita magari si nasconderá in un bel gluteo umano e speriamo che infastidisca un bel po' quel vile, pezzente umano.
Grattati umano, grattati umano!





venerdì 11 aprile 2014

Sporcizia.




È sporcizia
quella che percepisco tutt'attorno alle mie membra,
sugli occhi cupi troppo freddi,
mentre cammino nei soliti
monotoni luoghi.
Nient'altro che prostitute
politiche,
sociali,
 sentimentali,
torrenti di sterco 
scaraventati
senza senso.
Almeno una meta ce l'avete?
Mi sento sporca
come una villana che si è ceduta
come una scellerata disillusa.
Sporca,
denudata
 di vita ancora accesa,
di paziente amore,
di persone a cui credevo,
di anima donata.

È difficile spiegare
l'inspiegabile.
Rabbia,
s'arrampica nel silenzio
di una stanza buia.
Maledico l'uomo
e la sua strafottente abilità
di ereggere
muri
e la sua schifosa
bestialità
nel proferire.
Uomo, hai la lingua,
ma meditare 
è un dovere.

Mai illuderò 
chi non mi interessa.
Mai mentirò
al cuore
straripante di sentimenti. 
Mai mi distraerò e dimenticherò
parole confidate,
questa dimenticata forma
d'altruismo.
È vietato scagliare pietre
su chi è aperto 
alla mia sterile, inutile vita.

Sono sola 
e sono sporca,
ma umana.




lunedì 24 marzo 2014

Il big bang di stelle...°




Un big bang di stelle, frammenti di universo dipindi di timido rosso e di rinnovato oro. Quando eravate stelle ci avete fatto sognare.
Debole, completamente avvolto come di fronte allo spettacolo di quel roseo color alba del mare che avrei voluto assistere stretta a te.
Le stelle esplodono, si ditruggono in un giorno senza data, dall'immensità alla sabbia, paralleli ai sentimenti che nel momento migliore si frantumeranno e prenderanno il volo assieme all'aria intorno a noi.
E così i sentimenti seguono gli andamenti di quegl'astri che mai moriranno. E sapete perchè? Perchè da quei frammenti origina sempre nuova vita.
Da oggi nasceranno nuove persone.
Io avrò tempo per pensare ai miei errori, alle mie ineguedezze nei confronti della vita.
Tu, domani o forse ora, ti innamorerai di nuovo, ma quando troverai la forza di non soccombere di fronte alle paure? 
Qual è stato il mio sbaglio anche questa volta? È così difficile accettare l'inspiegabile.
È così kafkiano abbandonare proprio chi vuoi bene.
E adesso umiliami, con violenza schiacciami sul volto tutto quel fango che hai trovato nella prima pozzanghera, senza nemmeno scegliere.
Da un giorno all'altro hai smesso di pensarmi: le tue illusioni.
Da un giorno all'altro il biglietto di quel treno sul mio comodino si stingerà ed io respirerò, respirerò,ma tu non sbiadirai in quella donna in miniatura che mi rappresenta. Roccia, marmo, ecco la consistenza dei miei sentimenti.
La madre asciuga le lacrime della figlia che mai avrebbe voluto vedere.
Il padre accarezza la sua creatura con la più ancestrale dolcezza del suo cuore. 
Lo so, non è giusto piangere per chi ti ha maltrattata.
Mamma, papà, piango perchè credo nella vita, nell'unione, nei gesti, nei momenti, nelle promesse, nei sogni.
Mamma, papà, piango perchè non è facile dire 'addio' al frammento più profondo della vita.
Mamma, papà, datemi la forza di combattere: è dalla nascita che ho bisogno di ridere.
Mamma, papà, non posso fare a meno di credere nell'Amore, sono una rivoluzionaria, rassegnatevi, piangerò per sempre.

venerdì 7 marzo 2014

§...non ho età.



Sussurro segreti al vento
l'eco  risponde,
ma tu
dove sei?
Cos'è il tempo,
pura illusione,
pugnale lurido in mani fraterne,
assordante risveglio.
Non ho età,
sentimenti,
e poi affanni,
e poi sogni,
denudatemi.
Errori
focolai di tigri in gabbia 
fameliche di libertà.
Non ho età,
Illusa
veementemente,
volgarmente
vorrei baciarti
quando è proibito.








sabato 4 gennaio 2014

...grigio matita ^*~



Dei muri di questa stanza non è rimasto che un insipido grigio.
Una volta erano candidi come i mughetti che ero solita odorare in quel giardino che amavo tanto perché era senza prato inglese.
Senza prato inglese perchè i cani avevano il diritto di esplorare, perché i bambini avevano il diritto di giocare.
Queste pareti sono macchiate di quella matita che ho adoperato quando sapevo ancora disegnare. Mia zia mi sgridava sempre perché i muri non sono fatti per essere sporcati. Che stereotipo, le case sono costruite apposta per essere scompigliate!
Adesso che mia zia se ne è andata questi muri sono tutti miei. È buffa la vita: quando riesci ad ottenere ciò che hai bramato per anni non sai più che cosa fartene. Gelo, non ti viene in mente proprio niente.
Forse getterò tonnellate di colore su queste pareti così tristi.
Sì, inventerò un bel quadro astratto perché alla fine nemmeno io mi sono mai capita.
Cosa fai? Come stai? Quando ci vendiamo? Come hai trascorso le vacanze? Hai il fidanzato? Dove sei stata? A che ora torni? Cosa leggi? Perchè piangi? Perché ridi? Mi pensa? Perchè mi ha detto questo? Perchè mi ha risposto in quel modo? Ne varrà la pena? Sono brutta? Sono adatta? Perchè non mi capisce? E' la scelta giusta? Ce la farò? Hai voglia di partire?
Ad un tratto ti accorgi che tutte queste domande che si rivertebrano echeggiando all'infinito portano ad un unico capolinea. 
                     
               Quanta forza hai tu per lottare?









I

giovedì 2 gennaio 2014

Parlatemi.

È inutile che mi fissate insistentemente con aria attonita: ben lo so, sono pazzo.
Sono impazzito all'età di cinque anni quando sentii scendere come pioggia le urla dei miei genitori i quali non facevano altro che litigare.
Avrei preferito che facessero l'amore.
Da quel momento ho smesso di parlare e ho iniziato a mangiare unghie. Mmm, che goduria, non potete neanche immaginare quanto sono succulenti e cheratinose le mie unghie! Una delle tante esperienze inafferrabili per chi non sa gustare.
Sono maschio e al mio decimo compleanno adoravo giocare con i pony. Mio padre non mi sopportava per questo. Mia madre singhiozzava parlandone con le sue amiche. I miei compagni non concepivano la magia di questi minuscoli cavalli celesti, lilla, verde marino con code elefantesche e mille storie da inventare. Mi soprannominavano 'femminuccia' e come conseguenza andai fuori di senno un'altra volta. Per non piangere pregavo, per non pensare immaginavo inaccadibili scene. Alla fine il sessanta percento della vita è immaginazione: tutto dipende. Dipende come interpreti le frasi, come valorizzi l'esistenza, come affronti le difficoltà, quali sono i tuoi sogni miscelati alla tua tenacia. Essenzialmente dipende. Ho detto addio al mio equilibrio mentale quando mi innamorai di Dora. Io l'amavo, ma non come gli uomini normali che stanno per un po' e poi se ne vanno. Io sarei rimasto per sempre. Io l'amavo anche se glielo confidai solo una volta dipingendo il suo meraviglioso sorriso e lei come risposta mi fece notare che, invece, i miei occhi non erano un granché e che avrebbe preferito un uomo dagli occhi blu. Io credevo che le mie due biglie nere fossero nella loro stranezza stupende. Non sapevo più chi ero. Ero l'io che sostenevo di essere, ero io che lei vedeva o ero l'io che mia nonna baciava ogni domenica? Per sicurezza e per nascondere quello scempio della natura mi comprai un paio di occhiali dalla montatura corvina che indosso ancora oggi. Perché Dora me l'hai fatto pesare? Sono impazzito quel giorno in cui ho proferito il mio addio alle donne per dedicarmi al mio secondo interesse più forte. Ho sempre ambito a diventare calciatore. Banale e scontato, voi direte, ma io avevo davvero la stoffa da difensore: farei di tutto per difendere ciò che possiedo persino per i miei occhiali da vista neri che, come ben sapete, stanno ancora sul mio naso. Era il mio sogno, ma sin dal primo giorno il mio allenatore mi spedì in panchina senza nemmeno provare a spiegarmi come si dribbla o come si scarta un giocatore. Non ho mai capito perché voi normali tendete ad annientare i sogni. Non m'importa se per voi una persona non si abbina ad un sogno. Un sogno ha risvolti imprevedibili, un sogno andrebbe alimentato come fate quando gettate un legno nel fuoco di un camino. Avete visto che fiamma che fa? L'unica volta che mi sono sentito normale è stato il giorno del mio trentesimo compleanno, un traguardo importante che ho voluto festeggiare da solo alla mensa caritas con un pasto completo come non facevo da anni. C'era addirittura il dolce ad aspettarmi! Sul pullman avevo sentito dire che in quel luogo danno da mangiare solo agli stranieri perché sono i soliti privilegiati.
E, invece, offrirono cibo anche ad un pezzente, brutto e puzzolente italiano come il sottoscritto. Vi dirò di più: nessuno mi fissava, nessuno mi evitava, solo gentilezza.
Mi sedetti da parte ad una pianta verde e iniziai a mangiare. Cominciai a tagliare la carne, a masticare con i denti, a spezzare il pane con le mani come facevano tutti gli altri. Respiravo, avevo due braccia seguite da due lunghe mani, avevo due occhi, anche se brutti, avevo due occhi come tutti gli altri. Mi resi conto di stare sperimentando quell'esperienza chiamata normalità.
In forza a questa rinnovata verità andai in banca a chiedere un prestito per dare vita ad una libreria tutta mia. La mia terza passione: i libri.
Quello zoticone di bancario mi sputò in faccia che dovevo tenere i piedi per terra, che ero un lurido barbone e che, se ero fortunato, al massimo sarei riuscito a diventare il nulla.
Piansi. Presi a cazzotti il bidone della spazzatura che in trent'anni di vita era stato più utile di me che non ero niente e niente mi apparteneva.
Non so dove dormii, probabilmente in un luogo freddo perchè mi svegliai con le punta delle dita congelate. Alle nove del mattino entrai nella biblioteca comunale per leggere quei libri che non avrei mai consigliato, che non avrei mai venduto.
Meditai parecchio: aveva ragione l'uomo di banca, ero un pezzente.
Quel maledetto, però, dava ancora una speranza a questo conito di vomito: sarei potuto diventare il Nulla.
Se ci pensate il nulla esprime un sacco di sentimenti. Il Nulla non fa parte solo di me, fa parte di voi tutti quando nel vostro cervellino non vi è altro che silenzio, quando si è spenta la luce della speranza, quando siete soli e vorreste sbattere la testa contro il muro, quando vorreste urlare, ma nessuno ascolta il vostro pianto, quando la morte vi schiaffeggia con la sua peggiore veemenza. Leopardi non ha torto: non siamo altro che vulnerabilità, siamo più deboli delle formiche che con prepotenza schiacciamo.
Amo stare con voi a leggere libri in quella stanza verde della biblioteca.
Adoro la vostra compagnia nonostante le vostre occhiate cattive che mi elargite per come leggo, per come cammino, per come tossisco. Lo so, faccio tutto in modo strano, ma sono contento di comunicarvi qualcosa.
Io parlo sempre con voi, siete voi che non parlate mai con me.
Passerò la nottata a memorizzare ogni volto impermeato dall'allegria di una festa ben riuscita. Tra poche ore saremo nel 2014 ed io è da anni che non faccio altro che raccontare di ognuno di voi, forse è per questo che mi schivate.
Io sono quel serpente che si arrotola silenziosamente intorno al vostro collo per poi stringere e strozzare.
Oggi io sono il Nulla, ce l'ho fatta. E tu cosa sei diventato?
Per il nouvo anno desidererei esclusivamente un gesto d'amore, un sorriso, ad esempio.
Adoro leggere libri con voi in biblioteca.
Buon anno, volevo solo dirvi che sono pazzo.